Fabio Costa si occupa dell’Organizzazione Settoriale del Fidenza Calcio. È un ruolo molto delicato poiché ha la responsabilità di affrontare e risolvere ogni genere di problema.
È consapevole dell’importanza della sua figura e, grazie alla stretta collaborazione con Giorgio Chiesa e Massimo Allodi, si impegna quotidianamente per creare un ambiente di lavoro idilliaco, all’interno del quale la società possa svilupparsi.

 

Ciao Fabio, parlaci un po’ di te e del tuo ruolo: da quanto tempo lavori per il Fidenza e come ci sei entrato?

Sono arrivato nel 2006 e al tempo ero allenatore degli allievi; il mio compito era di migliorare i ragazzi tecnicamente. Poi sono diventato Direttore Generale del Team Fidenza ed è da qui che possiamo dire sia iniziata la mia carriera come dirigente.
Oggi il mio ruolo è cambiato: Massimo Allodi ha preso le veci di Direttore Generale e io mi occupo dell’Organizzazione Settoriale, cioè cerco, insieme allo stesso Massimo e a Giorgio Chiesa, di portare la società ad una crescita costante attraverso il miglioramento dei singoli settori (comunicazione, medico, logistico, …).

 

Il calcio è sempre stata una tua passione? Ci hai mai giocato?

Ho giocato in diverse squadre e ho vinto anche diversi campionati, tre se non ricordo male. Ho dovuto smettere dopo essermi sposato perché altrimenti a casa mi picchiavano (ride, ndr).
Ho giocato soprattutto nel piacentino, in squadre come Alseno, Pontenure, Vigolo, che oggi sono realtà importanti sul territorio.
Ricordo che all’età di 14 anni mi prese il Parma, ma per diventare un professionista in un ambiente come quello del calcio ci vogliono qualità e caratteristiche importanti; io giocavo per divertirmi e stringere nuove amicizie.
Ho ricoperto tutti i ruoli del centrocampo: sono partito come 10 e poi sono arrivato a fare il 4.
Il ricordo più bello che ho della mia carriera da giocatore è stata una salvezza conquistata in Prima Categoria con due soli giocatori tesserati e nove no. Tra l’altro uno degli undici disponibili aveva 53 anni.

 

Perché hai deciso di diventare dirigente?

Sono diventato dirigente per amore dei ragazzi: noi (Fidenza Calcio) siamo un club che, a livello sportivo, esprime dei valori come impegno, disciplina e condivisione. Attraverso lo sport si deve cercare di migliorare i propri limiti, di migliorare se stessi e bisogna farlo in maniera corretta.
Sicuramente, non sono diventato dirigente con l’intento di guadagnare in termini economici ma, ribadisco, per aiutare a crescere nel migliore dei modi i ragazzi più giovani.

 

Qual è l’aspetto più complicato del tuo ruolo?

Ce ne sono parecchi: il cambio di mentalità, il cambio di atteggiamento sono tutte cose difficili da insegnare e da cambiare in corso d’opera. Per farlo ci vuole, innanzitutto, un’organizzazione e, quindi, delle persone importanti; è fondamentale che chi lavora con noi riceva i giusti stimoli.
Stimoli, mentalità, organizzazione, innovazione e apertura mentale sono le chiavi per migliorare una società e portarla a crescere. Tutto questo, però, non è semplice perché richiede tempo e l’aiuto di più persone, non sono cose che puoi fare singolarmente e nel breve periodo.
Ecco perché è importante che la società si circondi di brave persone, determinate e serie come quelle che ci sono oggi.

 

L’anno del centenario è un anno particolare: ricco di emozioni, ma anche di aspettative. Sono prevalenti le prime o le seconde?

Tutte due perché l’impegno è stato grande da parte di tutti. Anche l’emozione finale è stata forte e piacevole.
L’evento al Teatro Magnani, svoltosi davanti a quasi 300 persone, ci ha reso davvero orgogliosi; sono emozioni indelebili che ti porterai dentro per tutta la vita.
Non tutte le società sono in grado, contando solo sulle proprie forze, di pubblicare un libro (Sent’Ani ad Balon di Luciano Nervo) e realizzare uno splendido calendario (gran parte del merito è di Alberto Poldi-Allay) in dialetto borghigiano.
Ora, però, c’è da guardare al futuro: abbiamo terminato questa bellissima esperienza, ma ce ne sono tante altre da organizzare.
Il centenario va vissuto e festeggiato insieme alla città di Fidenza e abbiamo ancora un anno per fare altre manifestazioni e altri eventi, gli impegni saranno diversi e ci saranno tante cose da mettere in moto.
Speriamo di regalare ancora molte emozioni.

 

Quali sono le regole che vi date come società per organizzare e gestire al meglio ogni ambito?

C’è un’interconnessione quotidiana con Massimo Allodi e Giorgio Chiesa perché tutti hanno bisogno di una miglioria, di un problema da risolvere e tutti hanno bisogno di una crescita.
È un impegno dove ognuno di noi ci mette le conoscenze e le competenze che ha per far crescere questa organizzazione giorno dopo giorno.
Ogni anno cerchiamo di inserire all’interno della società persone nuove, ben disposte e che abbiano delle capacità e qualità. È così che si migliora tutti insieme.

 

Hai un aneddoto che ricordi con piacere durante la tua esperienza al Fidenza?

Ricordo con piacere la finalissima delle regionali con gli Allievi, anche se abbiamo perso una partita che, a detta di tutti, avremmo meritato di vincere. Comunque, più che il risultato, era importante ritornare a giocare e competere ad alti livelli nel settore giovanile.
Poi l’anno dopo ci siamo riconfermati tra le prime quattro squadre di tutta l’Emilia.
Inoltre, un’altra cosa che, come società, ci rende orgogliosi è che diversi dei nostri giocatori sono stati acquistati da squadre professionistiche (Piacenza, Sassuolo, Carpi, Parma) quando erano già Allievi A, un fatto abbastanza inusuale dato che se un giocatore ha talento viene acquistato molto prima solitamente.
Anche la salvezza due anni dopo quella di Darfo è un bellissimo ricordo. Ci siamo salvati con due giornate di anticipo nonostante avessimo a disposizione il budget più basso di tutta la categoria; è stata un’impresa sportiva straordinaria, spesso sottovalutata.

 

Dulcis in fundo, qual è il tuo augurio per questa seconda parte di stagione?

Io sono convintissimo che possiamo fare un bel finale di stagione! Servono cattiveria agonistica e determinazione per ottenere i risultati, ma vedo l’ambiente molto carico e motivato.
Le potenzialità ci sono, anche se non sempre vengono espresse sul campo. L’obiettivo sono i playoff e, se la squadra lavora come sta facendo, perché no anche la promozione! Ovviamente, in tutto questo, un po’ di fortuna è indispensabile.
L’importante è partire subito bene e vincere quelle partite sporche che, nella prima parte di campionato, non siamo riusciti a portare a casa.

 

Grazie Fabio per la bellissima chiacchierata! Fare da collante tra i vari settori non è un compito semplice, e ancora più difficile è creare un ambiente di lavoro armonioso, dove ogni persona si senta coinvolta, stimolata e responsabilizzata rispetto alla mansione che svolge.

 

Mattia Dallaturca