Quando si parla di Fidenza Calcio non si può non pensare subito a Gianfranco Censi, “tuttofare” della nostra società.
Attualmente Team Manager, negli anni, soprattutto in quelli più difficili, non si è mai tirato indietro, dando una grande mano alla squadra ed evitandone la scomparsa.

 

Ben trovato Franco, innanzitutto da quanto tempo fai parte della dirigenza del Fidenza e come ci sei entrato?

Sono ormai più di 40 anni che sono nel Fidenza Calcio.
Ho cominciato a seguirlo dagli spalti già dagli anni ’70 finché un giorno il segretario di allora, Adelmo Biocchi, mi chiese se me la sentivo di dargli una mano in segreteria. Dopo qualche titubanza, data la mia inesperienza, ho accettato ed ho iniziato la collaborazione; un paio di anni dopo la segreteria era totalmente nelle mie mani.
Negli anni ho ricoperto vari ruoli all’interno della Società; adesso sono il Team Manager della squadra che disputa il campionato di Prima Categoria.

 

Sei sempre stato appassionato di calcio o lo sei diventato seguendo il Fidenza?

Certo, per diversi anni ho seguito anche la Serie A (ero abbonato alla Juventus). Durante la settimana facevo il lavoro di segreteria e, ogni tanto, scappavo a Torino al vecchio Comunale, poi al Delle Alpi a seguire il campionato.
Oggi quel calcio, spalmato su giorni ed orari senza senso, non fa più per me e lo seguo molto meno e comunque dalla poltrona del salotto. Confesso di avere nostalgia della radiolina all’orecchio dalle 14.30 per ascoltare “Tutto il calcio minuto per minuto” e della trasmissione di un tempo di una partita di serie A alle 18.20 sul primo canale della televisione (a quei tempi ce n’erano solo due!).

 

Qual è stato il momento, sportivamente parlando, che ricordi con più felicità da quando sei arrivato? E quale il peggiore?

Ho vissuto dalla tribuna la promozione in serie D del ’74/75 (allenatore Allodi) col successo di Rubiera.
Dall’interno della Società, momenti indimenticabili, sono stati la vittoria nello spareggio di Brescello contro il Formigine nel 2005/2006 (allenatore Baratta), che ci aveva fatto tornare nell’élite del calcio dilettantistico, e la vittoria di Darfo Boario nel 2010/2011 (allenatore Mantelli) che ci regalò una salvezza dopo un girone di andata da ultimi della classe.
I momenti peggiori sono legati alle retrocessioni, specialmente quella decretata da play-out contro il Romagna Centro: bastava uno 0-0 in casa dopo il 2-2 ottenuto in trasferta, ma perdemmo 1-2.

 

Ci sono mai stati momenti dove hai avuto intenzione di lasciare la società?

No, anche quando le varie traversie sembravano affossarci, ho sempre avuto fiducia nella ripresa e, grazie ad un nutrito gruppo di dirigenti, siamo ripartiti dal basso e tornati ad alti livelli.
Cosa fondamentale, abbiamo potuto festeggiare il centenario della Società, che altrimenti sarebbe sparita, nella splendida mattinata dell’11 dicembre al teatro Magnani, davanti a quasi 300 spettatori.

 

Ci sono somiglianze tra lavorare in banca e aiutare a gestire una squadra di calcio?

Poche, se non nella precisione e meticolosità che un lavoro in banca impone.
Ce ne sarebbero molte se seguissi la parte amministrativa ma, proprio per staccare dal lavoro, non ho mai voluto occuparmene.

 

La passione per il Fidenza l’hai trasmessa anche a Sara, tua nipote. È grazie a te che si è appassionata di questo sport, dando una mano in prima persona alla società?

Direi che la costanza e l’assiduità che ho messo nel seguire il Fidenza Calcio senz’altro possono aver contribuito ad appassionare anche lei alle sorti della Società e della squadra, e ad invogliarla a darci una mano.

 

Che differenze noti, a livello calcistico e di valori sportivi, tra la generazione scorsa e quella attuale?

A livello calcistico ho vissuto anni seguendo squadre di un livello altissimo in campionati semi-professionistici, non paragonabili a quelli degli ultimi anni.
Ritengo che nelle categorie più basse i valori sportivi sono ancora dominanti. Più si sale di categoria, più questi ultimi lasciano spazio all’importanza dei valori materiali.

 

L’11 dicembre hai ricevuto un riconoscimento da parte della società, che soddisfazione si prova?

È sempre gratificante ricevere riconoscimenti per l’impego messo in tutti questi anni e, per questo, ringrazio la proprietà e tutti i dirigenti per il significativo, apprezzatissimo gesto.

 

Prima di liberarti ti chiedo: hai un aneddoto divertente da raccontarci sul Fidenza?

Ho già raccontato un paio di aneddoti sullo stupendo libro di Luciano Nervo, “Sent’Ani ad Balon”; qui ve ne dico un altro:
– anno 1975/76 (primo anno in serie D dopo lo spareggio di Rubiera), partita Biassono-Fidenza. Un nostro tifoso durante una normale azione di gioco ha tirato un piccolo sasso in campo senza intenzione di colpire qualcuno e in effetti non colpì nessuno.
L’arbitro, molto giovane, vedendo il gesto, ha preso paura, ha dato i 3 fischi ed è corso negli spogliatoi da dove è uscito dopo 30/40 minuti, abbandonando lo stadio fra lo stupore di tutti i presenti.
Il Giudice Sportivo, ovviamente, non poteva accettare una sospensione così frettolosa ed immotivata e quindi, probabilmente d’accordo con l’arbitro, sentenziò: “La partita deve essere ripetuta perché il Direttore di Gara l’ha sospesa a causa di una scucitura dei pantaloncini, sul sedere, che gli ha impedito di proseguire l’arbitraggio.”
Per la cronaca, nella ripetizione perdemmo 2 a 0.

 

Franco, ancora una volta, ti dobbiamo dire grazie. È stata una bellissima chiacchierata, divertente e simpatica, che spero possa ripetersi presto!
Le tue risposte ci fanno capire quanto siano tuttora importanti le serie minori, le uniche nelle quali l’interesse economico non è ancora predominante.  

 

Mattia Dallaturca