Paolo Fermi è l’attuale allenatore del Fidenza, subentrato a stagione in corso a Matteo Bonazzi.
Ha saputo, fin da subito, imprimere il proprio modo di giocare ai ragazzi, i quali, dopo qualche difficoltà iniziale, hanno saputo ben recepire le consegne del mister.

 

Buongiorno mister, dopo questi primi mesi sulla panchina del Fidenza, come valuta il lavoro svolto fin qui? Cosa si può ancora migliorare e cosa invece l’ha sorpresa di questo gruppo?

Il lavoro svolto fino ad ora è sicuramente buono. Non è mai facile subentrare a campionato iniziato, ma noto che sia la squadra che i singoli giocatori stanno migliorando molto, come lo dimostrano le prestazioni in campo.
Al momento mancano ancora troppe partite importanti per giudicare la stagione. Si deve migliorare, però, l’aspetto mentale, sia in caso di sconfitta che di vittoria: nel primo caso tendiamo a demoralizzarci, nel secondo invece, bisogna fare attenzione a non lasciarsi prendere troppo dall’euforia. Questo aspetto deve essere un po’ più equilibrato all’interno del gruppo e dobbiamo cercare, ogni settimana, di migliorarci attraverso l’allenamento per fare prestazioni in crescendo la domenica, come ci capita da diverse giornate.
Del gruppo mi ha colpito molto il fatto che, presi singolarmente, sono davvero una banda di matti, dai quali però ho imparato a ricevere tanto e a dare altrettanto.

 

Le ultime prestazioni sono state ottime: ritmi di gioco molto alti, velocità nel far girare la palla e tante occasioni create. Merito solo del cambio di modulo oppure è cambiato qualcosa anche a livello di stimoli e motivazioni?

Le ultime prestazioni sono state buone, anche se bisogna dire che fondamentalmente la squadra, da quando siamo insieme, ha sbagliato due partite: l’andata con la Pontolliese e il ritorno con lo Ziano.
La squadra le prestazioni le ha sempre fatte; sicuramente ha raccolto meno di quanto ha dimostrato in campo. Nell’ultimo mese e mezzo abbiamo migliorato l’organizzazione di squadra: siamo riusciti a lavorare di più insieme nella pausa tra dicembre e febbraio e questo ci ha permesso di migliorare le due fasi di gioco, sia quella offensiva che quella difensiva.
Inoltre, abbiamo individuato per ciascun giocatore il ruolo più adatto a lui in campo, quello dove avrebbe potuto rendere meglio e questo ci ha permesso di creare molte più occasioni. Come ho detto, ci sono state partite in cui avremmo meritato di più, come contro Carpaneto e Fiorenzuola, ma a causa di sfortuna e qualche episodio dubbio non siamo riusciti a vincere.

 

La classifica attuale forse non rispecchia le sue aspettative iniziali. Pensa che se avesse potuto lavorare con la squadra fin da subito sarebbe in una posizione migliore?

Sinceramente non so se adesso potessimo essere in una posizione migliore; quello che so è che mi sarebbe piaciuto lavorare con il gruppo fin dall’inizio, cercando di dare la mia impronta fin da subito.
In breve, possiamo dire che sarebbe stato stimolante.

 

Fare l’allenatore è molto difficile perché comporta delle scelte. A proposito di questo come gestisce il rapporto con i giocatori?

Credo che con i giocatori si debba essere molto diretti, molto leali e che si debba loro parlare. Quest’ultimo aspetto gli anni scorsi era un po’ carente, ma quest’anno ho cercato di avere con i miei giocatori molto più dialogo, tant’è che con molti di loro ci sentiamo anche per telefono e abbiamo un buon rapporto. Questo permette ad ambo le parti di avere elasticità mentale: io chiedo ai ragazzi cose diverse rispetto a quelle che sono abituati a fare mentre altre volte sono loro che mi chiedono di variare una cosa. C’è dunque un rapporto schietto, diretto e soprattutto leale.

 

Nonostante i pochi punti raccolti contro le squadre situate nelle prime posizioni le prestazioni sono state spesso molto convincenti. Crede che a volte sia più facile giocare questo tipo di partite perché si è tutti molto concentrati a non commettere errori piuttosto che quando si affrontano squadre sulla carta più sfavorite?

Non è più facile giocare certe partite rispetto ad altre, semplicemente a volta diventa più difficile cercare di imporre il proprio gioco o il proprio ritmo ad una squadra avversaria che ha un ritmo inferiore perché si tende ad adattarsi al loro piuttosto che imporre il proprio.
La squadra conosce l’importanza di ogni partita, come quella scorsa contro Vigolzone e la prossima contro la Sannzzarese.

 

Si dice che lei sia una persona molta scaramantica. È vero?

Sì, sono particolarmente scaramantico. Ho davvero tanti riti scaramantici, alcuni dei quali li conoscono anche i ragazzi, mentre altri non li conosce neppure mia moglie.
Sono più forti di me, anche se capisco che razionalmente non incidono sull’andamento della partita.
Per l’allenamento del venerdì e la partita della domenica ho un abbigliamento particolare, a partire dalle mutande… Anche gli orari a cui inizio a parlare non sono casuali; la disposizione della bottiglietta d’acqua in panchina. È più forte di me, non riesco ad evitarlo!
Chi mi conosce, come Nani o Lomba, sa che ci sono alcuni aspetti di me che non vanno toccati.

 

Ha passioni extracalcistiche?

Mi piace giocare a tennis e anche sciare. Come dico sempre ai ragazzi prima della partita “L’importante è andare in campo a divertirsi, non importa che si vinca o che si perda, tanto il lunedì voi andrete a lavorare e io a sciare.”
Oltre allo sport ho tre bambini a cui voglio molto bene e una moglie fantastica che mi supporta nelle scelte e che mi è vicina in questi momenti dove comunque sottraggo del tempo alla famiglia; a breve mi arriverà anche un cagnolone e non vedo l’ora!

 

Lei è anche professore universitario. È più impegnativo gestire un gruppo di giocatori o un gruppo di studenti?

Ero un professore universitario e lo sono stato anche di Giack, il nostro fisioterapista, ma ora non lo sono più perché gli impegni erano troppi.
Posso dire tranquillamente che è molto più facile seguire una classe universitaria ed è anche molto meno stressante. Tuttavia, è molto più divertente allenare il Fidenza, quindi se dovessi scegliere preferisco dedicare il mio tempo a questa gabbia di matti che trascorrerlo in università.

 

Grazie mister per questa seconda intervista nel giro di pochi mesi. Le auguriamo di concludere la stagione nel migliore dei modi possibili e di continuare a migliorare e crescere come in queste ultime partite!

 

Mattia Dallaturca